Quante volte abbiamo sentito dire “Il Tempo non esiste” in aperta contraddizione con il vivere comune in cui il Tempo sembra regolare ogni aspetto della nostra vita.
Non vorrei addentrarmi in un’analisi tecnico-scientifica di quale fenomeno sia il Tempo per due motivi: il primo è che sicuramente non ho la conoscenza sufficiente per comparare la fisica relativistica a quella quantistica, piuttosto che tentare improbabili ipotesi sull’interazione del tempo sulla materia ecc. ecc. e qui mi fermo prima di scrivere (sempre che non lo abbia già fatto) delle ridicole amenità.
Mi interessa invece condividere con voi alcuni miei pensieri sul Tempo inteso come fenomeno percepito, non solo a livello sensoriale, ma anche e soprattutto emotivo e psicologico, tentando di analizzare nel profondo del mio animo, come ho vissuto il “mio Tempo” fino ad ora.
Lavoro per me difficilissimo, a cui ho dedicato molte notti insonni, passeggiate lungo mare, momenti di rilassamento ascoltando musica (magari con un torbato e la pipa), tra una pagina e l’altra di un libro o attraverso confronti con mia moglie o amici particolarmente vicini e non nascondo anche isterici momenti di rabbia dettati dalla convinzione di aver “sprecato” il mio Tempo.
Tutto questo percorso è da molto che medito di portarlo sulla carta, perché trovo che quello che scrivo più facilmente sedimenti nella mia mente “verba volant scripta manent”.
Il tutto potrebbe semplicemente essere una forma di delirio senile, ma voi, cari lettori, spero abbiate la pazienza di aiutarmi a dipanare questa matassa nella quale mi arrovello da tempo.
Vivendo la Massoneria sono riuscito a percepire l’esistenza di due forme di Tempo: Kronos e Kairos a cui aggiungerei Aion, assolutamente interessante definito come “Immobile e Immutabile”, l’eterno presente e al quale forse non ho dedicato il giusto spazio e che in verità è forse la via più complessa, il “qui e ora” di cui non ho saputo cogliere l’importanza perdendo credo, alcune parti che avrebbero potuto essere le migliori della mia esistenza.
Kronos lo conosciamo tutti, è il Tempo del lavoro, degli impegni, delle necessità, è la maggior parte del Tempo che percepiamo, che ci passa tra le dita e ci sfugge come una manciata di sabbia, è il Tempo che non ci dà “tempo” per ciò che desideriamo, per ciò che non riusciamo a fare, è quello che ci trasmette la spiacevole sensazione di “perdere tempo”, è il tempo di cui non abbiamo contezza se non quando non lo abbiamo più.
Mi sono accorto che era inutile arrovellarsi ragionando sul fatto che basterebbe gestire meglio la mia vita e assegnare con maggior attenzione il Tempo alle priorità che io stesso ho stabilito, se poi non sono in grado di mantenere la promessa.
Vista così, parrebbe che Kronos sia un mostro tanto impalpabile quanto presente e costantemente efficace e potente all’interno dell’esistenza, ma forse non è così, forse proprio noi Iniziati abbiamo la capacità di ruotare intorno alle situazioni e cambiare costantemente punto di vista ed è merito di questa capacità che, se sono riuscito ad acquisirla e a gestirla nel modo corretto, posso tentare di vivere Kronos in modo accettabile e al contempo sincronizzato con il Mondo che mi circonda, insomma vivere la Vita al massimo delle possibilità.
Questo sarebbe già un grande passo, ma ho imparato che dal momento in cui entro nel Tempio, cambio dimensione, il mio Tempo si trasforma da Kronos a Kairos, passiamo dal Tempo delle logoranti necessità, al Tempo del “giusto e opportuno”.
All’interno del Tempio il fluire degli eventi pare non essere influenzato dallo scandire dei secondi, minuti e ore dell’orologio, la dimensione di lavoro passa dal piano pratico a quello sottile e tutto dovrebbe essere armonizzato in un insieme di energie volte a unire i desideri, la Volontà, la Forza e gli intenti di ognuno.
Nel momento in cui sono riuscito a fare intimamente mia tale esperienza, ho iniziato a desiderare di portare la percezione di Kairos anche fuori dal Tempio.
Prospettiva ambiziosa, che richiede un enorme dispendio di energie e, al momento per quanto mi riguarda, con davvero con scarsi risultati.
Vivere nel regno del Kronos con le regole di Kairos sembra davvero troppo, eppure ho provato una strana sensazione, una percezione che ciò sia possibile e lo strumento per tentare questo passaggio è l’intimo atteggiamento di fronte e dentro al Mondo e a ciò che mi circonda, alla Vita stessa.
Restano però nel profondo del mio animo alcune domande importanti a cui non sono stato in grado di dare esaustiva risposta, anche se a volte ho percepito una sorta di “buona via” da percorrere.
Esiste un Tempo determinato o l’indeterminatezza di Kairos può trasformarsi in Aion, nell’equilibrio perfetto ed eterno? C’è modo di sfuggire a Kronos? Ma soprattutto cosa ho fatto del mio Tempo? E quale è il mio Tempo? Ho vissuto pienamente il mio Tempo? Quanto Tempo ho sprecato, se davvero l’ho fatto e come?
“Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.”
Seneca
Questa, secondo me, potrebbe essere una corretta quanto inutile valutazione perché, in verità, non fornisce risposte ma soprattutto non indica ne la strada ne consegna strumenti per risolvere i vari enigmi e domande che mi sono posto.
Legato alla fisicità e alla percezione sensoriale posso tentare di dare alcune risposte con una ragionevole certezza, ma se spostiamo il punto di vista, come deve sempre fare l’Iniziato, le cose cambiano.
Illusione? Desiderio inconscio che esista una risposta diversa che rasserena l’Anima e che si possa davvero intraprendere una via da percorrere, senza punto di arrivo, quanto meno in questa condizione?
L’unica risposta, in ogni caso parziale, che timidamente pare avere per me un minimo di valenza è che dopo essere arrivato ben oltre “il mezzo del cammin della mia vita” parafrasando il sommo poeta, nulla serve tentare di sfuggire a Kronos che non posso controllare, Aion può essere solo un obiettivo da perseguire, resta Kairos, il Tempo giusto e opportuno nel quale devo immergermi scegliendo con chi condividerlo, una sorta di Tempo sospeso entro il quale raccogliere le energie con la serenità che probabilmente questo non è “Tempo sprecato”.
Temo sia inutile cercare risposte all’interno del Tempio, anche perché sicuramente non è luogo dove trovare certezze, ma è anche vero che la condivisione in un ambiente Sacro e “protetto”, reso tale dalla presenza e dal lavoro delle mie Sorelle e Fratelli, può essermi di aiuto e in tal senso a voi chiedo conforto e confronto, consapevole che il cammino di ognuno di noi è diverso, ma convinto che forse tutti, almeno una volta, ci siamo interrogati sul Tempo e in particolare sul “nostro” Tempo.
Proseguo il mio cammino attraverso dubbi e a volte apparenti e fugaci certezze, con passo claudicante tra il bianco e il nero e tentando di usare al meglio il mio Kronos ma mi accorgo di quanto dentro di me cresca sempre più la voglia di staccarmi e abbandonarmi a Kairos, nel desiderio di sentirmi come cullato oltre il Tempo e lo Spazio, alla ricerca costante di un “centro di gravità permanente”, come ci ricordava Battiato, ma soprattutto nella piacevole e consapevole sensazione di vivere a pieno il mio Tempo.
Bruno T.